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									SCHEDA DIDATTICA 1 |  
						|  LA CERAMICA 
				GRECA
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				ANFORA PANATENAICA
 È il nome di un particolare tipo di anfora riservata ai 
				vincitori delle gare atletiche durante le 'Grandi Panatenee', le 
				feste che si celebravano ad Atene in onore della dea Athena ogni 
				quattro anni. In origine erano nate come festa cittadina, ma col 
				tempo erano diventate 'panelleniche', perché vi partecipavano 
				atleti provenienti da tutto il mondo greco.
 Le gare sportive di queste feste erano le stesse dei giochi 
				olimpici, e duravano tre giorni; i vincitori ricevevano in 
				premio delle anfore piene d'olio (ricavato dagli ulivi sacri 
				alla dea) e un'anfora dipinta. Su quest'anfora, detta 
				panatenaica, da un lato era rappresentata Athena guerriera (Promachos), 
				con l'iscrizione ton Athenethen Athlon, cioè 'dalle gare 
				ateniesi', sull'altro era dipinta la disciplina nella quale 
				l'atleta era risultato vincitore.
 
 Inoltre gli atleti vincitori nei vari Giochi dell'antica 
				Grecia (Olimpia, Delfi, Nemea, Istmia) avevano la possibilità di 
				farsi erigere, ma a proprie spese, una statua celebrativa, 
				intesa sia come dono 
				alla divinità che li aveva protetti portandoli alla vittoria sia 
				come testimonianza destinata a trasmettere nei secoli il ricordo 
				del trionfo nella gara. E ad essere celebrati con un 
				componimento poetico (anche questo molto costoso).
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				Anfora panatenaica a 
				figure nere attr. al Pittore di Kleophrades,ca. 525–500 
				a.C. 
				(New York, 
				Metropolitan Museum of Art)
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						| TECNICA A FIGURE NERE 
 
											
												
													| È una tecnica della 
					ceramica greca, sviluppatasi in Attica dal 
													VI secolo a.C. È 
					chiamata così perché le raffigurazioni sono di colore 
					prevalentemente nero su uno sfondo uniforme rosso (di varia 
					intensità). Il procedimento era 
								lungo, ma alla fine si otteneva una pittura dai 
								colori brillanti, praticamente indelebili nel 
								tempo. Questi vasi, alcuni dei quali erano dei 
								veri capolavori, spesso venivano firmati sia dal 
								ceramografo (il cui nome era preceduto dal verbo 
													epoiesen, 
													'fece') che dal pittore (egrapsen, 
													'dipinse').
 Le fasi di 
					lavorazione erano le seguenti.
 
 1. Il vaso veniva modellato con l'argilla. Una volta che si 
					era essiccato, la superficie veniva levigata usando delle 
					pietre abrasive. Quindi veniva immerso in un bagno di colore 
					ocra, per rendere uniforme e più intenso il colore 
					dell'argilla.
 
 2. Su questa superficie uniforme si incidevano i contorni 
					delle figure, entro i quali con un pennellino si stendeva 
					una miscela ottenuta mescolando argilla liquida con sostanze 
					ferrose e carbonato di sodio (la futura 'vernice nera'). I particolari si ottenevano incidendo le figure 
					dipinte con linee sottilissime che scoprivano il fondo rosso 
					naturale del vaso. Si potevano anche aggiungere tocchi di 
					rosso (ocra) e/o di bianco (argilla depurata) per rendere 
					più comprensibili alcune parti anatomiche.
 
 3. Si passava poi alla cottura, una fase 
								importantissima del procedimento perché 
													 
													
													
													era nel forno che le
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													 Exekias, 
													 Achille gioca a dadi con Aiace,
 ca 540 a.C. (Antikensammlung Berlin)
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													| sostanze ferrose
							diventavano nere mentre il carbonato dava 
							brillantezza alle parti dipinte. Per ottenere questi 
							risultati la cottura era effettuata in tre fasi, 
							continue, con temperature tra gli 800° e i 1000° 
							gradi. Nella prima fase l'argilla assumeva un colore rosso 
							brillante, sia nello sfondo che nei dettagli delle 
							figure. Nella seconda fase si immettevano sostanze 
							fumogene nel forno cosicché le parti dipinte 
							diventavano nere, a causa della reazione chimica 
							delle sostanze ferrose. Nella terza fase si 
							immetteva aria (ossigenazione): le parti dipinte in 
							rosso tornavano rosse, quelle in nero rimanevano 
							tali e diventavano lucenti, quelle in bianco 
							restavano inalterate.
 
 La tecnica a figure nere è essenzialmente 
													grafica. 
							Le figure sono sintetiche e bidimensionali, dando un 
							effetto silhouette.
 
 
													(Disegno da Focus - 
													Storia. La Grecia antica, 
													n.5, inverno 2005) | 
													
 
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													| TECNICA A FIGURE ROSSE 
 
 
  Sosias, 
													Coppa con Achille che medica Patroclo,
 ca 500 a.C. (Antikensammlung Berlin, F2278)
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 Questa tecnica 
							si sviluppa a partire dal 
													530 a.C. circa, come una 
							evoluzione di quella a figure nere, che finirà per 
							essere soppiantata. Con quest'ultima il procedimento 
							di produzione presenta molte affinità, ma anche 
							significative differenze.
 
 1.
													La fase iniziale (modellazione, 
							preparazione della superficie, bagno di ocra) era analoga a quella usata nella tecnica a 
							figure nere.
 
 2.
													 
													
													Come nella tecnica precedente, sulla superficie uniforme si incidevano i contorni 
					delle figure. Ma la miscela colorata che dava la 'vernice nera' 
							si stendeva non entro i contorni delle figure ma al 
							di fuori di essi, coprendo la superficie del vaso. 
							Rispetto alla tecnica precedente, le silhouettes 
							venivano perciò realizzate "in negativo" o “a 
							risparmio”, facendole emergere dallo sfondo 
							nero: il rosso delle figure è quindi quello 
							dell'argilla grezza.
 Invece di essere incisi, i dettagli delle figure 
							erano dipinti sul fondo attraverso linee di 
							differente spessore, creando così maggiori 
							particolari (negli atteggiamenti, direzione ed 
							espressione dei volti, movimento dei panneggi) e 
							dando un effetto tridimensionale alle figure. 
							Insomma, si ottenevano risultati di maggiore naturalismo.
 
 3.
													 
													
													La cottura procedeva in modo analogo, ma 
							con alcune modifiche, ad esempio eliminando le 
							sostanze fumogene e ossigenando in modo diverso il 
							forno.
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											|  CURIOSITÀ: 
				COPIE E DERIVATI DI EPOCA NEOCLASSICA
 
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 Dejeuner con scene etrusche, 
							ceramica dipinta
 e dorata, 1803-06, Real Fabbrica di Capodimonte
 |   
 Servizio di ceramica dipinta 'a figure nere',
 Imperiale e Reale fabbrica di porcellana di Vienna
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							Vaso First Day, basalto nero con decorazioni 
							a encausto,1769, Produzione Josiah Wedgwood
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						| (Giulia Grassi, 
						marzo 2009) |  |  
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