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Sulla cresta dell'onda
di Giulia Grassi
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Due pubblicità
con uno stesso modello,
elaborato in modo quasi subliminale:
la
Grande onda a Kanagawa
(1830-1832), forse la più celebre tra le
xilografie
del
grande artista giapponese
Hokusai.
La prima immagine è dei prodotti digitali
del marchio Canon (2000). L'headline "Immagini e informazioni attraverso le reti:
cavalcate l'onda del potere digitale"
accompagna un visual, dominante nella
pagina, con una grande onda che, a guardare
bene, è formata non solo da tratti colorati
ma anche da numeri e lettere in sequenze
apparentemente incomprensibili. Ma, spiega
in apertura
la bodycopy, "Oggi più che mai è
importante poter contare su qualcuno che è
in grado di aiutarvi ad organizzare le
informazioni digitali e ad ottimizzare i
processi"; e questo qualcuno è Canon. |

La seconda pubblicità, del 2008, è per
Arena, brand del settore sport-waterwear (Agenzia:
Lowe Pirella Fronzoni.
Direzione creativa:
Umberto
Casagrande e Francesco Bozza).
La campagna, dedicata alla
Pool competition, consta di due immagini,
Onda e Tornado, con l'headline
"The power
of nature". L'idea da trasmettere
è che tutti coloro che indossano i prodotti
del marchio vedono accresciute la loro
potenza e loro
prestazioni, |

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tanto
da
diventare come forze della natura,
inarrestabili.
Così l'immagine di una nuotatrice
viene moltiplicata fino a
trasformarsi in un'onda gigantesca,
quasi uno tsunami memore appunto
della xilografia di Hokusai. Mentre
quella ripetuta di un nuotatore
assume la forma di una dirompente
tromba marina.
Come è solito nelle
foto di moda (in proposito,
vd
Codeluppi, 2002, pp.106 sgg. e
Meledandri, 2008, pp. 198/201), il
messaggio è condensato nell'immagine
in cui si risolve l'intera
pubblicità; in alto a destra ci sono nome e
marchio dell'azienda, al centro
l'headline.
(Per un'altra, divertente,
pubblicità del brand
click
in Alipes).
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PAESE CHE VAI, GRANDE ONDA CHE TROVI
Di pubblicità che utilizzano la
Grande onda ce ne sono
abbastanza, in particolare e per
ovvi motivi in Giappone, ma non
solo, visto che si tratta di
un'immagine molto nota anche in
occidente. Presentiamo
quelle più riuscite (a nostro
parere).
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• Fuji Mineral
Water
(Agenzia:
Commons Tokyo.
Giappone,
2009). Ecco che questa
Japanese Soul Water, versata
in un bicchiere, assume la forma
della Grande onda. Una
tempesta in un bicchier d'acqua. Simpatica.
• Immagine
pubblicitaria per
Okinawa Travel
(Agenzia: United-Asatsu, Taipei
2000). Surf sulla cresta della
grande onda!
• Parte di una campagna
pubblicitaria (vedi,
in
Alipes,
Tra sacro e profano: vetrate
pubblicitarie per l'altra immagine)
per
Coffee Inn, un locale di Vilnius
(Agenzia:
Not Perfect/Y&R. Lithuania,
2012).
L'headline Less milk, more
coffee accompagna un'onda
debordante di chicchi di caffé.
• Immagine di una campagna
multisoggetto per la stazione
radio bavarese
egoFM
(Agenzia:
Bloom.
Germania, 2012).
Le quattro pagine pubblicitarie
sono affidate a tre
artisti, e mettono ognuna in
evidenza la varietà della
programmazione musicale della
emittente (click). Robert Kraus ha
sviluppato la sua illustrazione
rielaborando ironicamente, e
aggressivamente, proprio la
xilografia di Hokusai
accompagnando l'headline
"Columbus on the same wavelength
as underworld on UKW 100.8". |
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UN'INSTALLAZIONE OUTDOOR
Pubblicità outdoor di una campagna per
il jeans 'Live
Unbuttoned 501'
del brand Levi
Strauss & Co.
(Agenzia:
Jack Liberties, Gran Bretagna 2009).
Fotografata
sotto un ponte
a Shoreditch -
East London.
L'autore, Jay
Jay
Burridge, ha creato delle
installazioni tridimensionali
utilizzando dei veri jeans del marchio
pubblicizzato in modo da formare la
grande onda di Hokusai e, anche, una
farfalla (click). |
UN'ONDATA
DI RIFIUTI
Due opere di
altrettanti
artisti
contemporanei
che hanno
ricreato
l'immagine
inventata da
Hokusai
utilizzando
dei
materiali
molto
particolari.
La prima -
Gyre
(2009), mt
3,3 x 2,4 -
è stata
realizzata
da
Chris Jordan,
artista e
fotografo di
Seattle
(1963),
utilizzando
2.400.000 pezzi di plastica
(click),
pari alla quantità di rifiuti plastici che ogni ora
vengono scaricati negli oceani (in questo caso, la
plastica
proviene
dall'Oceano
Pacifico).
Al centro
degli
interessi di
Jordan,
quindi, c'è
il tema del
consumismo,
con il
corollario
dei suoi
'scarti' e
del loro
impatto
devastante
sull'ambiente.
Roma gli ha
dedicato una
mostra
nell'aprile
del 2008,
Running the numbers.
La seconda -
La vague
(2008) - è
di
Bernard Pras,
un artista
francese
(1952,
Roumazières-Loubert) che
utilizza
materiali di
scarto di
tutti i tipi
(funi,
giocattoli,
videocassette,
accendini,
carta
igienica,
stoviglie,
attrezzi...) per comporre
grandi
assemblage
e
installazioni sulla scia
del
fantasioso
artista
italiano
Giuseppe
Arcimboldo
(vedi, in
Alipes,
Tutti frutti
e
Cibo e
rivoluzione),
di cui nel
2007 ha
ricreato una
delle opere
(click).
Questi
materiali,
decontestualizzati,
sono
riassemblati
in modo da
creare
installazioni
tridimensionali,
delle vere
sculture
anamorfiche
fatte per
essere
osservate da
un punto di
vista
preciso
stabilito
dall'artista,
che lo fissa
nella
fotografia
(anamorfosi
de
La vague
e di
Dalì).
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